Hulk Hogan è il wrestler più conosciuto e popolare di sempre, andiamo ad esplorare quella che è stata la sua carriera, dentro e fuori dal ring.
Hulk Hogan il cui nome vero è Terrence Eugene Bollea, è un’assoluta leggenda del wrestling professionistico. Nato l’11 agosto del 1953, in Augusta, Georgia, Hogan è uno dei wrestler più famosi e influenti di tutti i tempi.
Il suo picco di popolarità è senza dubbio legato alla sua esperienza in WWE dove nei panni del vero eroe americano ha fatto sognare bambini e adulti grazie alle sue vittorie nel quadrato.
La sua carriera lo ha però visto esibirsi oltre che in WWE anche in AWA, NWA, NJPW, AJPW e TNA. Andiamo a ripercorrere le sue gesta.
I primi anni e l’inizio della carriera di Hulk Hogan
Cresciuto a Tampa, in Florida, Hulk Hogan sviluppò un interesse per la disciplina sin da giovane. Durante gli anni ’70 iniziò a frequentare la compagnia locale “Championship Wrestling from Florida” (CWF) e fu qui che iniziò a farsi conoscere in questo mondo.
Hogan fece il suo debutto nel wrestling nel 1977 con il ring name The Super Destroyer e riuscì negli anni successivi ad esibirsi in diverse promotion tra cui la rinomata NWA, dove vinse i primi titoli riconosciuti della sua carriera ossia due volte l’NWA Gulf Coast Heavyweight Championship e una volta l’NWA Southeastern Heavyweight Championship.
Nel 1979 arrivò la vera svolta poiché firmò con la World Wrestling Federation (abbreviata WWF, oggi nota come WWE al seguito della causa legale con il World Wide Fund for Nature), e debuttò ufficialmente per la nuova federazione nel novembre dello stesso anno
Fu allora che Terry Bollea divenne a tutti gli effetti Hulk Hogan, un personaggio ispirato al supereroe dei fumetti Marvel Hulk e all’attore e bodybuilder Lou Ferrigno, che interpretava proprio il personaggio fumettistico nell’omonima serie televisiva a cavallo tra la fine degli anni 70 e gli inizi degli anni 80.
L’ascesa alla fama e il dominio nella WWF
Negli anni ’80, Hulk Hogan divenne una delle principali attrazioni della WWF, grazie al suo carisma innato e al suo fisico possente.
Il suo debutto avvenne ad Allentown dove disputò ben tre match di fila battendo nell’ordine Harry Valdez, Paul Figueroa e Ben Ortiz. Circa un mese dopo, a ridosso di natale, tornò ancora sul ring esibendosi in uno dei luoghi di culto del wrestling mondiale, nel Madison Square Garden, vincendo contro Ted DiBiase.
La sua popolarità aumentò a tal punto che Hogan ottenne i suoi primissimi match titolati: i due confronti con l’allora WWF World Champion Bob Backlund terminarono in entrambi i casi per Count-Out, con una vittoria per parte, ma la regola del Champion’s Advantage privò il passaggio di cintura.
Successivamente Hogan iniziò una faida, che lo vide spesso sconfitto, con un’altra grandissima attrazione dell’epoca, in quello che fu un vero e proprio preludio dello scontro epico di qualche anno dopo, ossia André The Giant.
Arriva la Hulkamania
Nel 1982 Vincent Kennedy McMahon acquisì la World Wrestling Federation da suo padre, in quello che fu il primo passo di una visione globale irripetibile, e decise di rendere proprio Hulk Hogan la grande stella della sua compagnia.
La prima grande mossa di Vince fu quella di convincere proprio l’Hulkster, che nel mentre si era legato alla AWA e alla NJPW, a tornare in WWE. Hogan tornò a fine 1983 e in pochissime settimane divenne campione del mondo dopo aver battuto The Iron Sheik, nel tempio sacro del Madison Square Garden. Questo fu il primo passo della nascita della Hulkamania, termine derivante dalle parole del commentatore Gorilla Monsoon, un vero e proprio fenomeno popolare legato alla figura di Terrence Bollea.
Hogan divenne il volto della WWF e fu una figura chiave in quella che passò alla storia come “Rock ‘n’ Wrestling Connection”, un’era in cui il wrestling si fuse con la cultura pop, attirando l’attenzione di celebrità come Mr. T, Cyndi Lauper e Muhammad Ali. Questo periodo di popolarità culminò con la nascita di WrestleMania, un evento generato proprio dall’idea di Vince McMahon. La prima edizione si svolse il 31 marzo del 1985 dove Hulk Hogan e Mr. T sconfissero Roddy Piper e Paul Orndorff in un tag team match che chiuse lo show.
Il primo regno da campione di Hulk Hogan conta all’attivo 1476 giorni con ben 175 difese contro 37 differenti avversari nell’arco dei quattro anni di durata (dal 23 gennaio 1985 al 5 febbraio del 1988).
Da segnalare sono senza alcun dubbio le difese avvenute nelle successive edizioni di WrestleMania. Nella seconda edizione dello Showcase of the Immortals Hulk sconfisse King Kong Bundy in uno Steel Cage Match. L’anno successivo, durante WrestleMania 3, ancora una volta si ritrovarono vis-a-vis Hogan e André The Giant; il match questa volta si concluse con l’epica vittoria del campione, che mantenne il titolo dopo una combo restata nella storia: prima la famosissima Body Slam e poi il Leg Drop abbatterono il gigante, in una delle sfide più ricordate e famose della Golden Age della WWE.
La fine del primo regno
Il leggendario regno da campione di Hulk Hogan terminò il 5 febbraio 1988 di fronte a ben 33 milioni di spettatori in un match a Main Event contro André the Giant. La controversa sfida fu decisamente condizionata da “The Million Dollar Man” Ted DiBiase che pagò (in storyline) l’arbitro dell’incontro Dave Hebner per far vincere il gigante. André eseguì un Belly to Belly Suplex sul suo avversario e l’arbitro contò il tre nonostante la spalla di Hogan fosse alzata.
Dopo il match, André cedette immediatamente il titolo a Ted DiBiase in cambio del compenso economico, ma il presidente dell’allora WWF Jack Tunney decise che questo passaggio di cintura non era valido e dichiararò il titolo vacante per la prima volta nella storia della compagnia.
La parentesi dei Mega Powers
A WrestleMania 4 la WWE organizzò un torneo per decretare il nuovo campione mondiale che vide la partecipazione anche di Hulk Hogan. L’Hulkster e André si eliminarono a vicenda con una doppia squalifica che li estromise dal torneo. A vincere alla fine fu “Macho Man” Randy Savage.
Sembrava iniziare una nuova fase per la compagnia di Stamford, con Macho Man al centro dei piani della WWE. I due, già prima di WrestleMania 4, si allearono formando i Mega Powers, senza dubbio una delle accoppiate con più star power nella storia del wrestling.
Il duo, nonostante i trascorsi burrascosi sul quadrato degli anni precedenti, nacque ufficialmente nell’ottobre del 1987, in una puntata di Saturday Night’s Main Event, in cui Hogan arrivò nel ring per salvare Randy Savage dall’assalto della Hart Foundation.
Il debutto televisivo in coppia del duo arrivò a SummerSlam 1988 in cui i Mega Powers affrontarono e sconfissero André the Giant e Ted DiBiase, in un match arbitrato da Jesse Ventura, in cui fu provvidenziale l’aiuto esterno di Miss Elizabeth.
I primi screzi arrivarono alle Survivor Series dello stesso anno in cui il team da loro capeggiato (Hulk Hogan, Randy Savage, Hercules, Koko B. Ware e Hillbilly Jim) riuscì ad ottenere il successo contro il team dei Twin Towers (Akeem, Big Boss Man, Ted DiBiase, Haku, e The Red Rooster). Al termine del match i festeggiamenti un po’ troppo amichevoli di Hogan nei confronti di Elizabeth scatenarono una reazione di gelosia in Savage.
La situazione precipitò rapidamente e alla Royal Rumble per errore Hogan eliminò Macho Man. Il punto di rottura definitivo si ebbe durante una puntata del febbraio del 1989 di Main Event: durante il match, Akeem gettò Randy Savage fuori dal ring, facendolo atterrare su Miss Elizabeth. Hogan corse a soccorrere la donna e la portò in braccio nell’infermeria lasciando di fatto Savage solo contro Twin Towers.
Elizabeth, svegliatasi dopo il forte colpo, chiese ad Hulk Hogan di tornare sul ring ad aiutare Savage. Macho Man, furioso dal fatto di essere stato abbandonato durante il match, schiaffeggiò Hogan, prese la sua cintura di campione WWF e se ne andò via, ripagando con la stessa moneta il suo compagno.
Hulk, dopo aver vinto da solo il match, tornò nell’infermeria per vedere come stesse Elizabeth, ma quando Savage vide Hogan dalla moglie, aggredì brutalmente il suo ex partner nel ring sancendo di fatto la fine dei Mega Powers.
L’epilogo della storia si ebbe a WrestleMania 5 in cui i due ex amici si sfidarono in un match che consegnò ad Hulk Hogan il suo secondo titolo mondiale WWE.
Gli ultimi regni da campione, da The Ultimate Warrior fino a Yokozuna
Hulk Hogan era ormai una Superstar di fama mondiale e sull’onda di questo successo arrivò addirittura a girare un film ossia “Senza esclusioni di colpi” (noto nel titolo originale come “No Holds Barred”), arrivando poi a sfidare l’antagonista del film, Tommy Lister Jr., noto sotto l’appellativo di Zeus, in vari incontri tra cui a SummerSlam.
Dopo aver vinto la Royal Rumble del 1990 e continuato i feud con Mr Perfect e Randy Savage, l’Immortale si trovò dinnanzi una delle sfide più impervie mai affrontate sino a quel momento, contro The Ultimate Warrior. I due beniamini del pubblico, uno campione mondiale e l’altro campione intercontinentale, si affrontarono in un match simbolo di quegli anni a WrestleMania 6. La vittoria andò al Guerriero, che terminò il secondo regno di Hulk Hogan a 364 giorni. Il resto del 1990 Hogan affrontò in diversi match, tra cui anche a SummerSlam, Earthquake.
Il 1991 si aprì con il back-to-back della vittoria al Royal Rumble Match e con il ritorno nella zona titolata. WrestleMania 7 fu il teatro della sfida con il Sgt. Slaughter, divenuto sostenitore dell’Iraq dopo il turn heel, in un match che andò a mischiare la reale situazione di tensione politica con la fiction del wrestling. Il risultato fu ovviamente la vittoria del Real American allo Showcase of the Immortals, in un’allegoria politica che non ha chiaramente bisogno di spiegazioni.
Il regno da campione durò circa 8 mesi fino alla sconfitta alle Survivor Series contro The Undertaker, nella sfida pubblicizzata e passata alla storia come “The Gravest Challenge”. Il regno del Deadman durò una manciata di giorni poiché Hulk Hogan tornò campione a Tuesday in Texas, ma il finale controverso costrinse la WWE a rendere vacante il titolo.
Il titolo venne riassegnato nella Royal Rumble del 1992, in una delle edizioni con il più alto star power della storia. Al match partecipò anche l’Hulkster ma a vincere fu Ric Flair.
La WWE aveva dunque in mano la chance di mettere contro i due più grandi nomi del mondo del wrestling in quel momento storico, ma l’incontro pensato per WrestleMania, non ebbe mai luce dinnanzi le telecamere. Tra problemi di booking, possibili prese di posizione e apparente scarsa chimica negli House Show, la compagnia optò per un duplice main event per WrestleMania 8: da un lato la difesa del WWF World Championship da parte di Ric Flair contro Randy Savage e dall’altra la sfida tra Hulk Hogan e Sid Justice.
Hulk Hogan vinse il match, seppur solo per squalifica, e decise di prendersi una pausa dal wrestling, utile soprattutto a placare le polemiche sullo scandalo steroidi.
L’Immortale tornò in WWE nella primavera del 1993, a circa un anno di distanza. Dopo alcuni incontri lottati nelle settimane precedenti rimise piede ancora una volta sul ring di WrestleMania, nella nona edizione, per affrontare i Money Inc. (Ted DiBiase e Irwin R. Schyster) in coppia con Brutus Beefcake con il quale formò i Mega Maniacs. Il duo di buoni perse il match per squalifica e fallì l’assalto ai WWF World Tag Team Championship.
La serata di Hogan però non finì con quell’incontro: al termine del main event per il titolo mondiale, vinto scorrettamente da Yokozuna contro Bret Hart, il manager dell’atleta samoano, ossia Mr Fuji, sfidò ufficialmente The Hulkster, arrivato per sincerarsi delle condizione di Bret. Il match divenne ufficiale e in appena 22 secondi Hogan conquistò il suo quinto titolo mondiale in WWE.
Il regno di Hogan durò 70 giorni e terminò per mano di Yokozuna a King of The Ring che, grazie all’aiuto di un fotografo giapponese a bordo ring, riuscì a battere il suo avversario e riconquistare il titolo. Questa, per circa un decennio, fu l’ultima apparizione televisiva di Hulk in WWE, poiché diede l’addio alla compagnia di Vince McMahon poche settimane dopo, al termine del suo contratto
Il passaggio ai rivali storici, Hulk Hogan arriva in WCW
Dopo un lungo periodo di pausa Hulk Hogan passò alla grande rivale della WWE, la World Championship Wrestling. La promotion di Ted Turner si stava attestando sempre più come una gigantesca realtà nel mondo del wrestling nordamericano grazie ad alcuni nomi di punta molto interessanti, da Sting a Dusty Rhodes passando per il campione mondiale Ric Flair.
Servivano però nomi ancor più imponenti e la WCW riuscì ad accaparrarsi il pesce più grosso dell’oceano, proprio Hulk Hogan! La compagnia scelse di partire subito in quinta offrendo ai fan quel dream match sfiorato due anni prima, mettendo dinnanzi Hogan a Flair a Bash at the Beach 1994. L’Immortale vinse l’incontro, conquistando al debutto il suo primo titolo mondiale WCW.
Hogan era di nuovo in cima al mondo, pur dall’altra parte della barricata, ma la sua popolarità non era più la stessa della Golden Age WWE. I fan stavano cambiando e con essi anche la percezione verso queste macchiette supereroistiche, di cui Hulk fu senza dubbio il più grande interprete dell’epoca.
Hogan difese il titolo per 18 mesi: due volte contro Ric Flair (a Clash Of The Champions prima e Halloween Havoc poi), contro The Buctcher (a Starrcade), due volte contro Vader (a SuperBrawl V e a Bash At The Beach 1995), contro Big Bubba Rogers (nel primo episodio di Nitro) e contro Lex Luger (nel secondo episodio di Nitro).
La sconfitta arrivò ad Halloween Havoc 1995 contro The Giant che, nonostante la vittoria solo per squalifica, conquistò il titolo.
Come detto però i fan stavano respingendo l’Hulkster, non più in grado di attirare i favori di una volta. Questo portò ad una delle svolte più incredibili della storia del wrestling.
Il turn heel di Hulk Hogan: nasce l’nWo
Il 1996 si aprì con la riformazione dei Mega Powers insieme a Macho Man, anch’egli passato alla corte di Ted Turner verso la fine del 1994. A Bash at the Beach 1996 il main event vide Lex Luger, Randy Savage e Sting affrontare gli Outsiders (Scott Hall e Kevin Nash, noti in WWE come Razor Ramon e Diesel) e un partner misterioso.
Durante il match si presentò Hulk Hogan che a sorpresa si schierò dalla parte dei cattivi, turnando heel per la prima volta in circa 15 anni. Quella fu la genesi di una delle stable simbolo della storia del wrestling: il New World Order.
Tempo neanche un mese e Hollywood Hogan (l’appellativo usato post turn) sconfisse The Giant, riprendendosi il titolo mondiale. La cintura fu marchiata, attraverso una bomboletta spray, delle lettere n-W-o, a significare il dominio del gruppo sull’intera World Championship Wrestling.
La stable divenne, nell’immediato e negli anni a venire, in tutto e per tutto la croce e delizia della WCW: senza dubbio il successo mediatico generato da essa fu quasi non replicabile, ma proprio questa immensa popolarità costrinse la compagnia a puntare esclusivamente su di essa, catalizzando ogni show attorno al gruppo.
Il leader ovviamente è quello che ne giovò più di tutti e la carriera dell’Hulkster, arrivata quasi ad un punto di apparente non ritorno visto il mancato feeling col pubblico di nuova generazione, guadagnò una nuova e insperata verve.
Con essa crebbero anche gli ascolti di Nitro, che costantemente, e per 87 settimane consecutive, batté il suo rivale diretto del lunedì sera ossia WWE RAW.
Il suo secondo, e ben più apprezzato, regno da campione terminò circa un anno dopo, a Nitro, per mano di Lex Luger. La piccola luce per la WCW nella guerra contro l’nWo durò una manciata di giorni poiché Hollywood Hogan riconquistò il titolo a Road Wild 1997.
Sting e Goldberg, i grandi rivali di Hulk Hogan in WCW
Il terzo regno quale WCW World Heavyweight Champion durò pochi mesi, fino alla fine del 1997. L’ultima speranza per la compagnia nella lotta al nWo si presentò nella figura di Sting.
The Icon aveva abbandonato i panni colorati degli anni giovanili passando anch’egli ad una versione più cupa, dominata dal bianco e dal nero. L’idea era legata al personaggio del Corvo, il protagonista della trasposizione cinematografica diretta da Alex Proyas, ispirata al fumetto di James O’Barr, e interpretato dal compianto Brandon Lee.
Il grande match si tenne nello show principe della World Championship Wrestling ossia Starrcade e a prevalere, nonostante un primo verdetto a favore di Hogan, fu proprio Sting, grazie all’intervento provvidenziale di Bret Hart che, dopo lo Screwjob di Montreal di un mese prima, era passato anch’egli dalla WWE alla WCW.
The Hitman, vista la vittoria sporca di Hulk Hogan grazie all’aiuto dell’arbitro corrotto Nick Patrick, entrò nel ring e fece ripartire la contesa, per poi far suonare la campanella una volta che l’Hulkster venne imprigionato nella Scorpion Deathlock, in una sorta di presa in giro di quanto visto nel match con Shawn Michaels alle Surviror Series.
Per via del finale senza dubbio controverso la WCW decise di rendere vacante la cintura. Il titolo venne riassegnato a Superbrawl 1998 in una sfida proprio tra Sting e Hollywood Hogan, vinta questa volta in modo definitivo dal primo.
Il regno di Sting durò un paio di mesi, fino a Spring Stampede 1998 in cui Macho Man riuscì a conquistare il titolo. La sera dopo a Nitro però il WCW World Heavyweight Championship cambiò ancora clamorosamente mano, passando in quelle di Hulk Hogan, grazie al provvidenziale aiuto del nuovo, inaspettato, membro del nWo: Bret Hart.
Hollywood Hogan, You’re Next!
Hulk Hogan tornò dunque ad essere campione ma l’nWo attraversò una fase di crisi netta contemporaneamente. L’Hulkster tradì Kevin Nash e da questo la stable si divise in due distinte fazioni: l’nWo Hollywood, capeggiato da Hogan, e l’nWo Wolfpack, capeggiato da Nash.
Sullo sfondo però si stava profilando la più grande minaccia possibile per il titolo mondiale. Da un anno circa un uomo stava letteralmente dominando in WCW, distruggendo ogni avversario in pochissimi minuti grazie al suo arsenale di forza e esplosività.
Bill Goldberg portò avanti una streak di vittorie senza sconfitte che lo portò prima a conquistare il WCW United States Championship e poi, nei mesi seguenti, a ottenere la chance di sfidare il WCW World Champion, ossia proprio Hollywood Hogan.
Il grandissimo match, che avrebbe sbancato letteralmente ogni botteghino in pay per view, si tenne clamorosamente in un episodio di Nitro, scelta volta ad assecondare l’ossessione di Eric Bischoff per la Monday Night War degli ascolti televisivi.
Hulk Hogan e Goldberg si affrontarono il 6 luglio del 1998 in un gremito Georgia Dome ad Atlanta, in un match visto da circa 10 milioni di spettatori in TV, con un punteggio rating di 6.91 e un guadagno complessivo di 1 milione di dollari; noccioline in confronto ai 7 milioni stimati se il match fosse andato in PPV.
Un incontro che per forza di cosa è storia, un match che è entrato di diritto nella cultura pop americana e che senza dubbio creò una stella quella notte, ma mise in serio pericolo il futuro economico della compagnia, che chiuse infatti i battenti circa tre anni dopo.
Il resto del 1998 Hulk Hogan lo passò lottando per lo più con delle celebrità. Fece coppia con il cestista, cinque volte vincitore NBA, Dennis Rodman per opporsi a Diamond Dallas Page e un altro grandissimo giocatore di basket come Karl Malone a Bash at the Beach. A Road Wild fece coppia invece con Eric Bischoff contro DDP e il conduttore del Tonight Show Jay Leno.
A Halloween Havoc invece Hollywood Hogan ebbe la tanto attesa rivincita di WrestleMania 6 con The Ultimate Warrior, in un match decisamente non ricordato con affetto dalla critica.
Gli ultimi acuti, il ritorno al giallo e rosso e l’addio alla WCW
Il 1999 si aprì con la vittoria di Hulk Hogan del titolo mondiale. Il match con Kevin Nash finì in pochissimi secondi poiché quest’ultimo decise di farsi schienare, concedendo la vittoria ma soprattutto il titolo al suo vecchio leader, sancendo, di fatto, la totale reunion del nWo.
Il quinto regno da campione di Hollywood Hogan durò appena due mesi e dopo aver difeso la cintura prima contro Roddy Piper a Nitro e poi contro Ric Flair a SuperBrawl 9 venne sconfitto proprio dal Nature Boy a Uncensored 1999 in un First Blood Steel Cage.
The Immortal, dopo essersi infortunato ad aprile, tornò a Nitro tre mesi dopo riuscendo, grazie all’aiuto di Kevin Nash, a riconquistare per la sesta e ultima volta il WCW World Championship contro “Macho Man” Randy Savage. Big Daddy Cool turnò ancora su Hogan e la faida tra i due portò Hulk Hogan ad abbandonare i suoi panni bianco e neri per riprendere i tradizionali giallo e rossi, effettuando per la prima volta in tre anni, un definitivo turn face,
Anche il suo ultimo regno da campione durò però appena due mesi. Dopo le difese contro Sid Vicious, Kevin Nash e Bret Hart (solo in alcuni house show) Hulk Hogan venne sconfitto da Sting a Fall Brawl grazie al provvidenziale intervento di Lex Luger, che permise al Vigilante di colpire il suo avversario illegalmente con la mazza.
Il rapporto tra Hulk Hogan e la WCW arrivò ai minimi storici. Hogan ottenne una nuova chance per il titolo mondiale contro Sting a Halloween Havoc 1999 ma si presentò in abiti civili, si sdraiò per terra e si fece schienare dal rivale. I problemi erano legati alla nuova guida creativa di Vince Russo che si contrastò col forte controllo creativo sul proprio personaggio di cui disponeva contrattualmente Hogan.
Il punto di non ritorno si ottenne a Bash at the Beach 2000 in cui Hulk Hogan sfidò Jeff Jarrett per il WCW World Championship. The Immortal voleva conquistare il titolo e gli screzi creativi portarono ad una scena clamorosa, ma sfortunatamente per la compagnia di Ted Turner già vista: Double J si fece schienare di proposito da Hogan che divenne il nuovo campione mondiale.
Pochi minuti dopo Vince Russo si presentò nel ring spiegando il perché delle azioni, invalidando la vittoria dell’Hulkster, sancendo un nuovo main event titolato per la serata e soprattutto dichiarando che Hogan non avrebbe mai più messo piede nella federazione.
Finì in modo brusco e indegno la storia d’amore tra Hulk Hogan e la WCW, una pagina fondamentale per la carriera dell’Hulkster.
20 years ago today, Vince Russo ethered Hulk Hogan at Bash at the Beach 2000. pic.twitter.com/cGBIQCdJkT
— Randy Cruz (@randyjcruz) July 9, 2020
Il ritorno in WWE di Hulk Hogan
La WCW chiuse ufficialmente i battenti nella primavera del 2001 con Vince McMahon che, dopo aver acquistato la sua competizione, aveva sostanzialmente generato un monopolio.
Il meglio dei due mondi che per anni furono in guerra era sostanzialmente riunibile in un unico, impensabile universo. Nel febbraio del 2002 fecero marcia indietro tre grandi ex WWE ossia Scott Hall, Kevin Nash e Hulk Hogan, nella formazione originale dell’nWo.
La storica stable, che tanto fece la fortuna della World Championship Wrestling, arrivò nella compagnia che stava per distruggere anni prima. Curiosamente, per gli amanti delle inutili “coincidenze”, il debutto del gruppo in WWE avvenne nel PPV No Way Out, le cui iniziali corrispondono proprio alle stesse dell’nWo.
Il trio, presentatosi in modo falsamente amichevole, entrò subito in collisione con i due giganti dell’Attitude Era WWE: The Rock e Stone Cold. Il risultato fu un duplice confronto a WrestleMania 18 con Hogan che sfidò The Rock e Scott Hall che affrontò Steve Austin.
Il match dello Showcase of the Immortals, presentato come uno scontro epico tra due icone, rubò il cuore dei fan. Durante il match Hogan, sostenuto dall’intero SkyDome di Toronto nonostante i panni dell’heel, effettuò una sorta di turn face, confermato poi la sera dopo a RAW con l’addio ai panni bianco-neri e il ritorno, anche in WWE, di quelli giallo-rossi.
Il match fu vinto dal People’s Champion ma la bellissima stretta di mano post match non fu gradita dal resto del gruppo che attaccò Hogan. Rocky riuscì a scacciare Hall e Nash, emulando poi le classiche pose del suo idolo.
The Rock and Hulk Hogan switching alignments mid match at WrestleMania 18 based on crowd reactions. https://t.co/HKR5uX3kJT pic.twitter.com/asVycmltqR
— 🎵 Joshi Jamz 🎵 (@GloriousRoyals) February 21, 2022
Dall’ultimo regno alla faida con Vince McMahon
La popolarità di Hulk Hogan era tornata ai suoi massimi storici dopo WrestleMania 18. La WWE decise allora di capitalizzare al meglio questa occasione mandando Hogan nel main event del PPV successivo ossia Backlash, nel match valevole l’Undisputed Championship contro Triple H.
Nella più incredibile sorpresa l’Hulkster tornò WWE Champion a 49 anni ma il suo regno, dopo le difese contro Chris Jericho e Ric Flair, durò poco meno di un mese poiché già nel PPV successivo, ossia Judgement Day, cedette la cintura a The Undertaker.
Il resto del 2002 regalò comunque un’altra gioia ad Hulk Hogan che conquistò i Tag Team Championship, in coppia insieme ad Edge. ma dopo neanche 20 giorni il duo fu costretto a cedere le cinture a Vengeance contro Christian e Lance Storm.
L’ultimo acuto dell’Immortale nel 2002 si registrò ad agosto, in una sconfitta totalmente a senso unico contro Brock Lesnar
Il 2003 si aprì con il rematch a No Way Out contro The Rock, terminato anche in questo caso con la vittoria del più giovane. Hulk Hogan entrò poi in faida con Vince McMahon, nella più classica delle storie che si interroga su chi sia più importante tra “il creatore” o “la creazione”.
Il signor McMahon era convinto di poter porre fine a ciò che aveva generato, la Hulkamania, e i due si scontrarono in un violentissimo Street Fight Match a WrestleMania 19, terminato con la vittoria dell’Hulkster.
Da lì in poi Hogan continuò questa rivalità sotto i panni di Mr. America, portando il tutto in una sfera ben più avvezza al comedy, seppur con note di violenza.
Gli screzi creativi con la WWE portarono Hulk Hogan a dire ancora addio alla compagnia di Stamford.
Hulk Hogan torna per la terza volta in WWE
Hulk Hogan venne inserito nella classe della Hall of Fame del 2005 e fece il suo ritorno ufficiale in WWE durante WrestleMania 21, salvando Eugene dall’assalto di Muhammad Hassan e Daivari.
Shawn Michaels, dopo esser stato attaccato anch’egli dal duo islamico, chiese l’aiuto di Hogan, e le due leggende fecero coppia a Backlash.
La strana alleanza tra HBK e l’Hulkster andò avanti per alcuni mesi fino al tradimento di Michaels ai danni del 12 volte campione mondiale. Il tutto degenerò in un match a SummerSlam, vinto da Hulk Hogan ma passato alla storia per l’over selling a dir poco provocatorio portato in scena dal texano.
Hulk Hogan tornò nel ring un anno dopo, a SummerSlam 2006, per affrontare il Legend Killer Randy Orton. Il match fu vinto da Hogan e resta l’ultimo incontro ufficialmente lottato dall’Hulkster in WWE.
Le apparizioni di Hulk Hogan in WWE non terminarono però lì. Negli anni l’Hulkster, tranne per un breve periodo dovuto allo scandalo provocato da frasi razziste, si è più volte mostrato ai fan, per presentare eventi o pubblicizzare degli show.
Il legame con la compagnia di Stamford resterà unico e indissolubile, un fil rouge impossibile da spezzare.
L’esperienza in TNA fino al ritiro
Come un fulmine a ciel sereno il 27 ottobre del 2009 Hulk Hogan annunciò, in una conferenza stampa, che lui e Eric Bischoff avevano firmato un contratto con la Total Nonstop Action. L’annuncio avvenne al Madison Square Garden, un’arena da sempre fortemente legata alla WWE.
Il debutto ufficiale di Hogan avvenne nel primo episodio di IMPACT! del 2010, lo show settimanale della TNA, in una puntata speciale di tre ore, in contemporanea con RAW.
Ancora una volta dunque, a distanza di un decennio circa, Bischoff e Hogan si trovarono dall’altra parte della barricata in un’ipotetica guerra del lunedì sera. I due apportarono subito delle notevoli differenze rispetto al passato, tra tutte la proposizione del canonico ring a quattro lati rispetto al tipico della TNA a sei lati.
Hulk Hogan scelse di puntare su Abyss, regalandogli addirittura il suo anello della Hall of Fame. Il primo match ufficiale dell’Immortale avvenne nell’episodio dell’8 marzo di IMPACT! dove Hogan e Abyss sconfissero Ric Flair e AJ Styles. L’alleanza con il suo protetto finì alcuni mesi più tardi, con Abyss che attaccò Hogan.
Hulk si alleò poi con Eric Bischoff, Samoa Joe e Jeff Jarrett nella guerra con Sting e Kevin Nash, con quest’ultimi che sostenevano come il duo stesse rovinando la TNA con le proprie idee.
A Bound for Glory 2010 Hogan e Bischoff aiutarono Jeff Hardy a vincere il titolo mondiale, formando poi nelle settimane seguenti il gruppo The Immortal. La stable fu una sorta di rivisitazione della vecchia nWo e accolse nei mesi seguenti diversi membri tra cui addirittura l’arbitro Jackson James.
La fazione dominò in lungo e in largo per il resto del 2010 e del 2011, addirittura arrivando a controllare l’intera TNA dopo un raggiro ai danni di Dixie Carter. Il punto di svolta arrivò a ridosso di Bound for Glory 2011 in cui Sting riuscì ad ottenere un match in PPV contro Hulk Hogan.
Sting e Hogan si affrontarono, per la prima volta uno contro uno dallo scempio di Halloween Havoc 1999, in un match molto sentito. A vincere fu lo Stinger che riuscì così, da stipulazione, a riconsegnare la TNA nelle mani di Dixie Carter. Nel post match Hulk Hogan effettuò un turn face, rivoltandosi contro i membri del gruppo e salvando Sting dal feroce attacco.
Nel marzo del 2012 Hulk Hogan accettò la carica di General Manager di IMPACT! nonostante un’iniziale indecisione. Hogan e Sting iniziarono poi nei mesi successivi una faida con una nuova fazione, gli Aces & Eights. Il gruppo attaccò l’Hulkster mettendolo fuori gioco, permettendogli così di prendersi una pausa per sottoporsi ad un piccolo intervento chirurgico. Tornò ad agosto attaccando il gruppo e prendendosi una piccola vendetta.
Parallelamente Hulk si trovò invischiato nella storia d’amore tra Bully Ray e la figlia Brooke. Questo portò ad un’iniziale rabbia del padre che sospese a tempo indeterminato inizialmente il wrestler. Hogan fu costretto anche ad accompagnare Brooke alle nozze ma durante la cerimonia Taz si rivelò come un membro degli Aces & Eights e ordinò ai suoi compagni di attaccare tutti gli invitati e gli sposi.
Hulk Hogan così decise di annullare la sospensione per permettere a Bully Ray di vendicarsi dei ribelli. A Lockdown però Ray tradì Hogan e si rivelò come leader celato del gruppo, conquistando nella stessa sera il TNA World Heavyweight Championship.
Le apparizioni di Hogan iniziarono ad essere sempre più rare fino alla fine del suo contratto che coincise ovviamente anche con il passo indietro dal ruolo di GM.
L’esperienza di Hulk Hogan in TNA non fu sicuramente delle più esaltanti e la sua influenza, al pari di quella di Eric Bischoff, finì spesso per indirizzare nel bene o nel male le sorti della compagnia.
L’altra faccia dell’Hulk Hogan wrestler nella sua run in NJPW
Una gemma nascosta della carriera di Hulk Hogan è senza alcun dubbio la sua avventura nella Terra del Sol Levante. L’Hulkster ebbe modo già nel 1980 di lottare nella storica promotion nipponica della New Japan Pro-Wrestling, ma dopo l’addio alla WWE, al seguito del suo ruolo in “Rocky 3” non gradito da Vince McMahon, la NJPW insieme alla AWA divennero in tutto e per tutto la sua casa.
Il pubblico giapponese iniziò a chiamare presto Hulk come Ichiban, traducibile come “Numero Uno”. Hogan è spesso ricordato dai fan per uno stile di wrestling ben poco tecnico, anzi a dir poco rudimentale. In Giappone il leggendario wrestler ebbe la chance di implementare il suo stile e mettere in mostra al pieno delle sue possibilità le sue grandi abilità.
Sono molti i match ricordati dell’Hulkster in NJPW ma senza dubbio il suo picco venne raggiunto nel 1983 quando riuscì a conquistare la versione originale dell’IWGP Heavyweight Championship, al termine di un torneo di 10 uomini in finale contro Antonio Inoki.
Altre note di merito di Hogan nell’arcipelago asiatico furono le vittorie della MSG (Madison Square Garden) Tag League Tournament, insieme ad Antonio Inoki, per due anni di fila, nel 1982 e 1983.
Hulk Hogan tornò poi in WWE diventando la più grande stella del mondo del wrestling occidentale e innalzando la sua popolarità ad un punto ancora oggi irreplicabile. Da WWF Champion difese la cintura contro Tatsumi Fujinami in due distinte occasioni nel 1985.
Nel 1993, ad un passo dall’addio alla WWE, dichiarò addirittura la supremazia dell’IWGP Heavyweight Championship, definita da lui come la cintura più importante al mondo. Sempre nello stesso anno a Wrestling Dontaku affrontò proprio il campione IWGP The Great Muta dichiarando poi, al termine del match vinto, come il WWE Championship non fosse altro che un giocattolo.
L’esperienza nipponica di Hulk Hogan ha sicuramente mostrato ai fan il suo lato da wrestler, mettendo in evidenza tutte le sue abilità e capacità nel ring celate nello stile supereroistico della WWE, che vanno oltre il semplice grande carisma. Anche i più scettici saranno costretti a ricredersi sull’Hulkster versione NJPW!
Hulk Hogan oltre il ring
Hulk Hogan, grazie all’immensa popolarità ottenuta nel mondo del wrestling, ha avuto successo anche nel mondo dell’intrattenimento, recitando in alcuni film di discreto successo quali, tra gli altri, “Rocky 3”, “Senza esclusioni di colpi”, “Missili per casa”, “Suburban Commando”, “Forza Babbo Natale” e partecipando a serie TV molto popolari quali “Walker, Texas Ranger”, “Thunder in Paradise” e “Baywatch”.
Negli ultimi anni si è parlato della possibilità di realizzare un biopic su Hulk Hogan, con Chris Hemsworth, noto ai fan per il ruolo di Thor nei film del MCU. L’attore spinge per la possibilità, ma il progetto è al momento in fase di stand-by.
Hogan ha scritto ben due libri: in “Hollywood Hulk Hogan” racconta la storia della sua vita fino al grande successo, mentre in “My Life Outside the Ring” racconta i tragici accadimenti dopo aver lasciato il mondo del professional wrestling.
Ha anche lanciato una serie di prodotti a suo nome, tra cui action figure, videogiochi e una linea di abbigliamento e nel 2017 ha aperto un negozio dedicato alla vendita del proprio merchandising in Florida ossia l’Hogan’s Beach Shop.
Non tutte le iniziative imprenditoriali di Hulk andarono a buon fine però; sfruttando l’onda della propria popolarità nel 1995 aprì un ristorante chiamato Hulk Hogan’s Pastamania a Bloomington, in Minnesota. Il locale però faticò non poco e fallì dopo meno di un anno dall’inaugurazione.
Le controversie su Hulk Hogan
L’enorme reputazione di Hulk Hogan è stata negli anni offuscata da alcune controversie. Agli inizi degli anni 90 l’Hulkster venne coinvolto in uno scandalo relativo all’uso di steroidi in WWE. Nel 1992 Hogan decise di prendersi diversi mesi di pausa per far calmare le polemiche, tornando solo nel 1993.
Hogan ammise l’utilizzo delle sostanze dopanti nel processo contro la WWE, svelando come fosse una pratica ampiamente diffusa nello spogliatoio della compagnia e che convinse anche Vince McMahon ad utilizzarle.
Nick, il figlio di Hogan, è rimasto coinvolto in un incidente automobilistico nel 2007, mentre stava partecipando a una drag race illegale in Florida. L’incidente provocò anche una vittima. Nick scontò poco più di cinque mesi di prigione e venne rilasciato per buona condotta.
Nel 2012 sono emerse delle riprese di natura sessuale di Hulk Hogan con Heather Cole, moglie del suo caro amico e conduttore radiofonico Bubba the Love Sponge. La questione è stata trascinata in tribunale, dove Hogan ha vinto la causa per 140 milioni di dollari contro la società Gawker, mandandola in bancarotta. Sebbene l’Hulkster sia riuscito a vincere la causa, la pubblicità negativa per il fatto lo ha segnato ancora una volta duramente.
Nel luglio del 2015 Hulk Hogan tornò al centro delle polemiche. Emersero infatti delle registrazioni consenzienti, derivanti da un’intercettazione telefonica, in cui The Immortal, parlando della carriera musicale della figlia e del suo nuovo compagno, pronunciò diversi commenti razzisti e omofobi, definendosi, senza giri di parole, “un po’ razzista”. Come misura precauzionale, la WWE decise di interrompere ogni rapporto che aveva con l’Hulkster. estromettendo temporaneamente il suo nome dalla Hall of Fame. Hogan si è scusato pubblicamente per i suoi commenti e, nel 2018, è stato reintegrato nella WWE Hall of Fame, tornando anche ad apparire saltuariamente negli show.
Cosa ha rappresentato Hulk Hogan?
Hogan rappresenta, nel bene e nel male, l’America degli anni 80 e 90. Una figura costruita quasi in maniera artificiale per essere popolare, grazie in particolare ad un incredibile carisma.
Hogan ha, senza alcun dubbio, contribuito a definire il wrestling come lo conosciamo oggi e ha lasciato un’eredità duratura nel mondo dello sport e più in generale dell’intrattenimento sportivo.
Nonostante le controversie che hanno offuscato la sua reputazione negli ultimi anni, la sua influenza sull’industria del wrestling resta innegabile. Hulk Hogan rimarrà per sempre un’icona della disciplina, un simbolo di forza, determinazione e carisma che ha ispirato milioni di fan e di futuri lottatori in tutto il mondo.
Ma più di tutto Hogan è e sarà sempre una figura pop della cultura americana, con il suo iconico baffo, le sue frasi ad effetto e il patriottismo esasperante. Un idolo, nel senso più profano del termine, per tutte le generazioni, perché Hulk Hogan sarà sempre e comunque parte delle vite di ogni cittadino americano, anche di chi non ha avuto modo di viverlo in prima persona.
Future Hulkamaniacs!!#hogansbeachshop #clearwaterbeach pic.twitter.com/Xc0mHAJnP9
— Hulk Hogan (@HulkHogan) March 19, 2023
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