“Slammiversary XVI è stato un evento figo, c’è poco da dire”.
Partendo da questa frase banale si può facilmente intuire lo stupore dei fan di fronte al PPV andato in onda domenica 22 Luglio.
A dire il vero la costruzione dell’evento non è stata delle più esaltanti, eppure finalmente abbiamo avuto la dimostrazione che la linearità e soprattutto la coerenza nelle storyline sono elementi indispensabili per la buona riuscita del prodotto.
Pensiamo alla parabola che stanno attraversando due wrestler in particolare, i due che per me sono il simbolo di questa rinascita, Eddie Edwards e Sami Callihan.
Questi, hanno portato avanti una lunga rivalità capace di caratterizzare e definire il loro ruolo e ciò si è visto chiaramente a Slammy16.
Callihan è divenuto probabilmente il top heel della compagnia (e concedetemi uno fra i migliori del mondo) e con l’esplosività di Pentagon Jr ha rubato la scena. Invece Eddie Edwards una volta accarezzata la veste del ragazzo hardcore non se ne è più privato, fino a ricevere la consacrazione di Tommy Dreamer in un momento di wrestling simbolico e significativo, il passaggio di consegna del kendo stick.
Tre categorie sono ben organizzate
Per quanto riguarda le knockouts la situazione è tranquillamente buona. Il regno di Su Yung si sta rivelando d’impatto e ricalca alcune linee guida della vecchia TNA come la presenza di personaggi forti e segmenti criptici. Le sfidanti non mancano e sono pure di spessore, Allie ormai è un top name così come Tessa Blanchard e la sempre verde Madison Rayne, senza dimenticarci di Rosemary il vero top player della federazione.
La situazione tag team vede un gradito ritorno, la guerra fra stable. Al momento la scena titolata è dominata dai LAX e gli OGz in un feud tutto violenza e nostalgia, l’ideale per cavalcare l’ondata di fan ritrovati. Comunque sia gli oVe restano alla finestra mentre se la vedono con gli ottimi luchadores prestati da altre realtà. A tal proposito devo sottolineare che rispetto a qualche mese fa’ la gestione di questi lottatori è migliorata in maniera enorme. Se prima venivamo tormentati da match casuali estrapolati da altri contesti ora anche questi wrestler vengono costruiti ed integrati al roster; oltre al già citato Pentagon Jr mi viene in mente suo fratello Fenix, un vero e proprio campioncino.
Il campione del mondo è Austin Aries come ben sapete e questo è un ulteriore motivo per seguire lo show. AA è l’uomo perfetto per rappresentare Impact. Un wrestler superbo, libero di esprimersi senza limitazioni e con la giusta notorietà. Impeccabile.
Non è tutto rose e fiori
A discapito di tutto questo ci ha rimesso la X Divison, non più il fiore all’occhiello della compagnia. Nonostante ciò il campione Brian Cage è un ottimo performer e sono sicuro che aiuterà questa categoria seppure le sue peculiarità non siamo proprio affini con la cintura che possiede.
Nel complesso la situazione ad Impact è rosea, sicuramente rispetto all’anno scorso. Ricordo i proclami pre Slammiversary XV in cui la dirigenza caldeggiava un nuovo inizio, la fusione con la GFW, titoli unificati e slogan a non finire, salvo poi essere smentiti alla sessione di tapings successiva. Questa volta però non sembra essere così, forse, finalmente anche ad Orlando hanno capito che per raggiungere i fasti dei tempi che furono occorre far parlare i fatti a suon di ottimi match, storyline interessanti ed in generale con la stabilità che è mancata per troppo tempo.
Finalmente abbiamo ritrovato Impact, per troppo tempo era mancato.